Capita a tutti prima o poi. Non importa quante volte l'avete letto e revisionato: il primo capitolo non vi piace. Cancellate, ricominciate e... fa ancora schifo.
Spero vi consoli: non siete soli.
Avrò scritto almeno una decina di primi capitoli infilando il protagonista in altrettante azioni diverse e non c'era verso. Non funzionava. C'era qualcosa che mi lasciava un senso di insoddisfazione, ma non riuscivo a capire dove sbagliavo. Era il mio stile, era scritto bene, c'erano anche dei dialoghi divertenti. Eppure faceva comunque schifo.
Vi suona familiare?
Se è così, sappiate che non è una questione di bravura o di non saper scrivere. Dopo varie ricerche ho capito che stavo solo guardando la faccenda dalla prospettiva sbagliata.
Ciò che mi mancava era empatizzare con il personaggio – se non riuscivo a farlo io, era impensabile ci riuscisse un lettore - e aveva a che fare più con la psicologia della storia che con la tecnica.
Ecco qui gli errori più comuni:
1) NON DARE IMPORTANZA
Domanda: perché, tra tutte le cose del mondo che attirano l'attenzione di una persona, quella dovrebbe interessarsi proprio alla vostra storia?
Affinché un lettore si appassioni alla storia, deve diventare il personaggio, cioè deve vivere gli eventi narrati indossando la pelle del protagonista.
Quello che dovete sempre tenere a mente è come mai ciò che sta succedendo è importante per il protagonista.
Se è importante per il protagonista, lo sarà anche per il lettore che indossa la sua pelle. Allora inizierà a chiedersi: cosa farei io in questa situazione? Cosa sentirei al suo posto?
Domandatevi come mai gli eventi che state descrivendo sono speciali per il protagonista, considerando i suoi desideri, le sue paure e le credenze che ha su di sé e il mondo che lo circonda.
Tutti riusciamo ad immedesimarci con una persona che desidera qualcosa e ha una paura che gli impedisce di fare il necessario per avere ciò che pensa lo renderebbe felice. L'abbiamo sperimentato anche noi, quindi possiamo empatizzare con lui.
Capite perché sapere cosa muove un personaggio in un modo piuttosto che in un altro è più importante del colore dei capelli o dei vestiti che indossa? É più difficile immedesimarci nella marca di dentifricio o nel fatto che fa il bucato di mercoledì. Particolari carini da conoscere, ma emotivamente poco avvincenti.
Avere chiaro il perché ciò che state narrando è importante per il protagonista è il fulcro per far si che il primo capitolo funzioni.
2) ASSENZA DI CONFLITTO
Ciò che aggancia il lettore è messo in moto da degli eventi, ma ciò che lo tiene incollato alle pagine è il conflitto interno del protagonista.
Ho sentito questa metafora: se la trama è il pugno, il conflitto interno è il colpire. Senza il conflitto interno non colpite e restate solo con un a mano chiusa a pugno. Poco entusiasmante, vero?
Quello che voglio dire è che potete anche usare un evento esterno, o tutta una serie di conflitti esterni quali tragedie, catastrofi e situazioni al limite. Però da sole non funzioneranno.
Primo, il lettore non conosce ancora il personaggio, sta solo leggendo di Sconosciuto X a cui succede qualcosa e non gli importa poi tanto che fine fa, perciò non riesce ad empatizzare con lui; secondo, sono solo conflitti esterni, senza alcun significato rilevante, a meno che Sconosciuto X non ci mostri perché tutto quello che sta succedendo è importante per lui.
→ Il conflitto crea emozioni, che creano tensione e tengono sulla corda il lettore.
È ovvio che, se spiegate il conflitto interno in tutto il suo splendore nelle prime pagine, perdete la tensione e l'attenzione, ma nel primo capitolo potete mostrare piccoli conflitti derivanti da quello principale che ci facciano capire chi è il nostro protagonista.
3) PROTAGONISTA PASSIVO
Quanto vi piace guardare l'acqua che bolle? Vi emozionavano le lezioni frontali a scuola, quando il professore spiegava con voce monotona? Bene, è più o meno la stessa sensazione.
Un protagonista passivo, che non fa nulla per tutto il capitolo, è noioso e poco interessante. Farlo muovere, infilarlo in qualche situazione problematica, rende vivo il mondo intorno a lui e, allo stesso tempo, ci da l'opportunità di scoprire chi è.
Date una voce unica e intrigante al protagonista, mostrate come pensa, come parla, come vede e descrive il mondo che lo circonda. Rendetelo vivo, date qualcosa al lettore perché possa empatizzare con lui, mostratelo nella sua vita attuale. Dovete solo fare attenzione a raccontare degli eventi che siano interessanti (ma di questo ne parliamo nella Parte 2).
4) NON SOVRACCARICARE
Cercate di non esagerare, riempiendo le prime pagine di personaggi, sotto trame, eventi che rischiano di creare confusione e opprimere la trama. Anche il passato del protagonista in questo momento va lasciato da parte, proprio perché non c'è ancora alcuna situazione che faccia sorgere delle domande sui retroscena che motivano il personaggio.
→ Fatela semplice.
Ricordate che prima della causa scatenante, ovvero ciò che da il calcio di inizio alla trama, non c'è una storia che appassioni il lettore, ma solo uno Sconosciuto X che ha una sua visione del mondo, ma a cui ancora non è successo nulla.
5) INCOERENZA
Col primo capitolo diamo un'idea di quale sarà l'atmosfera, lo stile, il tono e l'umore del nostro romanzo. Se gli eventi descritti non hanno senso o se all'improvviso cambiamo direzione, trasformando l'horror in romance o un thriller in fantasy, l'effetto potrebbe essere un tantino disorientante e frustrante.
Cercate di essere coerenti nella narrazione e nel mood che date alla storia, perché creerà fluidità e farà da collante alle situazioni che il protagonista dovrà affrontare.
Questi sono gli errori che mi sono accorta di aver fatto più di frequente. Magari ne esistono altri, magari potete raccontarmi i vostri. In ogni caso, se capite dove inciampate potete rimettervi in piedi e costruire un capitolo efficace e avvincente. Però questo lo lascio per la seconda parte.
Comments